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Storia delle Grandi Pianure

Nel XVII e XVIII secolo, commercianti e cacciatori di pellicce esplorarono la regione, entrando in contatto con le diverse tribù di Nativi americani che vi risiedevano. Si andava da tribù sedentarie dedite all’agricoltura come le popolazioni Caddo e Mandan agli indiani Pawnee, Osage e Comanche, la cui sopravvivenza era legata alla caccia dei bisonti che si spostavano in branchi.  Con l’insediamento degli europei sulla East Coast, altre tribù si spostarono verso ovest, arrivando nella Grandi Pianure.

La più tragica di queste migrazioni di massa si ebbe nel 1838, quando la nazione Cherokee fu costretta a cedere tutte le terre a est del fiume Mississippi. In cambio venne loro garantita terra “finchè l’erba crescerà e l’acqua scorrerà” in quello che venne definito Indian Teritory (l’odierno Oklahoma). Più di 4000 persone morirono di fame, malattie e stenti durante il tragitto dal North Carolina all’Oklahoma lungo quella che fu chiamata “Trailo of Tears”, la pista del pianto. L’influenza dei Nativi americani su questa regione è difficile da qualificare, ma ha lasciato in eredità molti nomi geografici, compresi quelli dei singoli stati: Iowa, Missouri, Oklahoma, Kansas, Nebraska e Dakota.

Tra i primi americani a esplorare la zona ci furono i leggendari Lewis e Clark, le cui spedizioni fino all’oceano Pacifico richiesero quasi tre anni, tra il 1803 e il 1806.

Per quanto i loro viaggi fossero importanti, il maggior contributo alla conoscenza della regione si deve probabilmente all’ultimo viaggio del principe tedesco Massimiliano.

I suoi diari, assieme ai disegni e ai dipinti del pittore Karl Bodmer che ritraevano gli indiani della zona, vennero pubblicati in Germania nel 1838, facendo conoscere le Grandi Pianure a livello internazionale.

Queste spedizioni partirono tutte da St. Louis, la città più antica dell’area, fondata dai francesi come avamposto per il commercio di pellicce.

A metà del XIX secolo sorse anche Kansas City, punto di sosta per i pionieri che attraversavano le Grandi Pianure seguendo le piste di Santa Fe, California e Oregon.

Dopo la guerra di Secessione una serie di linee ferroviarie transcontinentali seguirono gli stessi percorsi, riducendo tempo e costo dei trasporti. La ferrovia, però, tagliava in due le rotte migratorie dei bisonti, il cui numero calò da milioni di capi fin quasi all’estinzione. Con la ferrovia, sempre più ampie porzioni di territorio furono rese disponibili ai coloni, mentre gli indiani venivano costretti nelle riserve.

Sorsero fattorie a conduzione familiare, dedite alla coltivazione del grano e del mais e all’allevamento di vacche e maiali, che caratterizzano tuttora la regione, anche se molte gestite su scala industriale.

Il momento di massimo sviluppo agricolo fu intorno alla prima guerra mondiale, quando il prezzi dei prodotti erano alti la meccanizzazione non aveva ancora rimpiazzato gli aratri trainati da cavalli l’alto impiego di manodopera. Dopo la guerra subentrò la crisi, dovuta alla siccità trasformando la zona in deserto, e circa 200.000 agricoltori furono costretti a trasferirsi in California.

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