Anche se molti fonti sostengono che le isole delle Hawaii sono state scoperte dai navigatori spagnoli, ma in via ufficiale è stato J. Cook nel 1778. L’arcipelago era governato da una monarca indigeno, Kamehameha il Grande, che nel 1795 occupò le isole di Maui e Molokhai. La conquista dell’isola di Ohau segna l’inizio del regno unito delle Hawaii.
Il porto di Honolulu, grazie alla sua posizione strategica, divenne un punto importante nei traffici commerciali fra il Nord America e l’Asia.
Nel 1809 Kamehahea trasferì la corte da Maui ad Honolulu, facendo screscere l’economia di Honolulu. Infatti molte li taverne e locali aprirono per accogliere gli ospiti che scendevano dalle navi.
Con l’arrivo di molti missionari cristiani, furono emanate leggi contro alcolismo e prostituzione, che crearono molti episodi di scontento pubblico.
Nel 1845 Kamehameha III fece diventare Honolulu la capitale ed emanò la prima legislazione garantendo anche la libertà religiosa e il diritto di voto ai cittadini maschi.
L’ ultimo re del regno, David Kalakaua, dal 1874-1891, fu un grande promotore della cultura hawaiiana, soprattutto della danza pagana della Hula, la danza repressa dai missionari e componendo l’attuale inno nazionale, Hawaii Ponoi.
Nel 1893 Liliuokalani, la sorella del re David Kalakaua, stava per emanare una costituzione più potente, ma un gruppo di bianchi statunitensi e britannici molto influenti nel commercio dello zucchero fece cadere la monarchia ed istituì un governo provvisorio guidato da Sanford Dole.
Da qui in avanti le Hawaii divennero un importante centro militare per gli USA, costruendo ad Oahu Schofield Barracks, la più grande base americana del mondo.
Con l’entrata nella seconda guerra mondiale degli Stati Uniti, attraverso un voto favorevole del 90% della popolazione le Hawaii iniziano a far parte degli USA come 50° stato, con Honolulu come capitale.
L’isola Oahu con il porto di Pearl Harbour venne devastata, annientata di sorpresa dagli aerei giapponesi il 7 dicembre 1941.
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