I ritrovamenti archeologici dimostrano che la Florida era già abitata migliaia di anni prima che arrivassero le colonie europee. Delle tribù indigene le più conosciute sono gli Ais, gli Apalachee, i Calusa, i Timucua e i Tocobago. Non trascuriamo la presenza dei Seminole, fiera e nobile tribù che seppe resistere valorosamente per anni alla preponderante pressione militare e demografica degli Stati Uniti. Juan Ponce de León, un conquistatore spagnolo, impose il nome alla Florida il 2 aprile del 1513 in occasione della Pascua Florida (termine spagnolo per il periodo pasquale). Nel 1565 gli spagnoli vi fondarono San Augustín che fu il primo centro europeo del Nord America. Nei secoli seguenti, sia i francesi che gli spagnoli crearono colonie nella penisola con fasi alterne di successo.
L’area della Florida spagnola diminuì con lo stabilirsi delle colonie inglesi a nord e francesi a ovest. Gli inglesi indebolirono il potere spagnolo nell’area aiutando le tribù indiane loro alleate a combattere quelle alleate agli spagnoli.
La Gran Bretagna guadagnò il controllo della Florida diplomaticamente nel 1763, tramite la Pace di Parigi, con cui fu divisa in una parte orientale ed una occidentale. I britannici tentarono di sviluppare la Florida con l’importazione di immigrati per creare lavoro, ma il progetto alla fine fallì. La Spagna riguadagnò la Florida dopo la sconfitta degli inglesi contro le colonie americane ed il conseguente Trattato di Versailles del 1783. A causa delle guerre di frontiera contro le tribù bellicose dei nativi, la regione fu di fatto occupata da truppe e coloni americani fin dal 1810-13. Alla fine, nel 1819, secondo i termini del Trattato Adams-Onís, la Spagna cedette la Florida agli Stati Uniti in cambio della rinuncia da parte statunitense di qualsiasi richiesta per quanto riguardava il Texas. Divenuta territorio autonomo nel 1821, entrò nell’Unione come 27º stato il 3 marzo 1845. Stato secessionista, fu riammesso nell’Unione solo nel 1868.